La ricerca artistica di Matilde Brandi, nota nel mondo dello spettacolo e della danza, verte sulla peculiarità della tecnica e dei mezzi impiegati. Malte, polveri, specchi, sassi, pietre, glitter, sono tutti elementi impiegati direttamente sulla tela col fine di costituire uno spazio atemporale oltre che astratto, in cui la forma e il colore sono chiamati a caratterizzare l’immagine stessa. Da qui traspaiono sinfonie cromatiche tra i rossi, i fucsia, gli ori e i neri, armonizzati tramite repentini passaggi di colori complementari. L'incontro di Matilde Brandi con i pennelli avviene nel 2004 in maniera del tutto casuale. L’artista, autodidatta, realizza in maniera spontanea opere che pur non volendo fare il verso a nessun maestro dell’arte contemporanea, ricordano per alcuni aspetti le ricerche informali degli anni Cinquanta e Sessanta. Senza quella memoria, che va da Rothko a Kline, Da Burri a Fontana, l’arte di Matilde Brandi non sarebbe com’è, pur consapevole della distanza enorme che separa la sua da quelle esperienze storiche. Pennelli, spatole e le sue stesse mani nude imprimono di materia la tela che si fa di volta in volta monocromatica o solo apparentemente figurativa. Pensiero e gesto costituiscono le textures pittoriche in una splendida sintesi tra segno e colore, dove l’artista trova tutta l’energia del possibile nelle infinite potenzialità della materia stessa, alla ricerca di un’originale forma espressiva. Il suo gesto tuttavia, rimane raffinato, mai violento, anche quando recide la tela come in The Forest. Potremmo definire la pittura di Matilde Brandi come una danza visiva carica di fascino e sensualmente evocativa, in cui la straordinaria eleganza compositiva apre un dialogo tra pittura e musica all’interno di un dipinto in cui il punto di forza sta nella capacità di arrivare alla sensibilità dello spettatore avvolto in un’energia misteriosa e perturbante.