L'arte di Salvador Dalì
Sebbene la produzione artistica di Dalì sia sempre rimasta legata alla trasposizione di immagini o illusioni ottiche tipica del metodo paranoico - critico del Surrealismo, nella sua vita l'artista abbraccia diverse correnti che vanno dal Dadaismo al Cubismo. Proprio quest'ultima è spesso presente soprattutto nelle sue prime opere, influenzate probabilmente da Pablo Picasso (l'artista celebre in tutto il mondo che Dalì conobbe nel 1926).
Ma è nel 1932 che Dalì realizza quella che ancora oggi è considerata la sua opera più famosa e emblematica: La Persistenza dell Memoria. Quì l'artista spagnolo mette su tela l'immagine di un paesaggio costiero nei pressi di Port Llligat. Su questo sfondo colloca tre ororlogi molli che sembrano sciogliersi e uno che invece rimane solido. Gli orologi diventano i protagonisti dell'opera e simboleggiano il tempo che scorre, mettendone in risalto la relatività.
Il concetto di oniriche tipico del Surrealismo lo ritroviamo in ogni opera di Dalì: con immagini su tela che ritraggono spesso animali giganteschi (come gli elefanti) messi in contrapposizione con figure molto più piccole (come l'obelisco). Altro animale ricorrente nei dipinti di Dalì è l'aragosta, simbolo di sessualità per l'artista.
Tra i dipinti con gli elefanti di Dalì ricordiamo l'opera omonima del 1948 (intitolata appunto Gli Elefanti), dove si vedono due pachidermi molto magri e provati dalla fame camminare con le loro lunghissime zampe sottili, proprio come i baffi di Dalì, in un paesaggio rosso, mentre un uomo e un angelo piccolissimi si stagliano alla base. Ma i pachidermi sono i protagonisti anche del dipinto di Dalì Cigni che riflettono elefanti, del 1937, in Tentazioni di Sant'Antonio del 1941 e in un'altra delle sue opere famosissime: Sogno causato dal volo di un'ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio. Quest'ultimo dipinto, raffigurante una donna svestita che dorme distesa su uno scoglio, ignara del fatto che due tigri stanno per assalirla, vede sullo sfondo un enorme elefante e un melograno da cui scaturisce un pesce. Dall'animale acquatico, a sua volta, emerge uno dei due leoni. L'idea del dipinto sembra sia nata da un sogno che la moglie aveva fatto, poco prima di essere svegliata dal ronzìo di un'ape.
L'ultimo periodo di vita dell'artista è invece rappresentato da opere nelle quali si denota uno stile chiamato misticismo nucleare. Siamo nella seconda metà del Novecento e le opere di Dalì riprendono spesso tematiche classiche e religiose, toccando talvolta anche argomenti scientifici. Una ritrovata fede per il cattolicesimo e gli attacchi nucleari di Hiroshima e Nagasaki influenzano senza ombra di dubbio la sua produzione artistica di quegli anni. Lo stesso Dalì non esiterà ad affermare che lo scoppio della bomba atomica aveva provocato in lui una scossa sismica. Da quel momento l'atomo e la disgregazione della materia diventano per Dalì fonte di ispirazione. Nel 1952 con Galatea delle Sfere l'artista spagnolo illustra la struttura molecolare del DNA. Nelle sfere è visibile Galatea, la ninfa marina protagonista della mitologia classica.