Considerato uno dei più grandi artisti italiani del XX secolo, Renato Guttuso nasce a Bagheria nel 1911. La sua arte affonda le radici negli ideali della bellezza femminile ma anche nel profondo amore per la giustizia e l'uguaglianza. In un Italia ancora sconvolta dagli eventi bellici della Prima Guerra Mondiale, Guttuso fu, oltre che uno dei maggiori artisti della seconda metà del Novecento, anche un uomo politico pronto a difendere la sua ideaologia con coraggio.
La passione per la pittura nasce grazie anche al padre, acquarellista dilettante, che amava trascorrere molto del suo tempo tra gli studi e le botteghe degli artisti di Bagheria, portando spesso il figlio con sè. Renato Guttuso realizzò il suo primo dipinto già all'età di tredici anni, mentre a 17 anni partecipò alla prima mostra collettiva a Palermo.
Considerato ancora oggi uno dei massimi esponenti del neorealismo Guttuso creò opere d'arte ispirate alla realtà che potevano essere lette anche dalle classi popolari.
Artista sanguigno e passionale lasciò la sua amata Sicilia negli Anni Trenta, per trasferirsi prima a Milano e poi a Roma, dove entrò in contatto con personaggi di spicco come Alberto Moravia, Elsa Morante e Luchino Visconti. Nella valigia, insieme alle tele, mise però anche l'amore per la sua terra, che non lo abbandonò mai e che ritroviamo anche in una semplice mela dipinta in una Natura Morta. Ma per Guttuso un artista era un po' come un soldato, e nel dipingere doveva agire come se si fosse trovato coinvolto in una battaglia. Per questo l'artista nelle sue opere non prova mai a edulcolorare la realtà, scegliendo invece di mostrarla nella sua crudezza, talvolta rappresentandola anche nella sua violenza. Tra le opere più significative troviamo la Fucilazione in Campagna, che Guttuso realizzò nel 1938, dove è raffigurata l'esecuzione di un gruppo di partigiani ad opera del regime franchista in Spagna. Il dipinto mostra un chiaro riferimento a Le fucilazioni del 3 maggio di Francisco Goya, ma esprime anche tutto il desiderio di Guttuso di denunciare all'opinione pubblica i crimini della guerra.